Vesuvius, il sogno napoletano che ha conquistato la Svizzera Gianluca Pellegrino: “Una passione che va oltre la pizza”

Dietro ogni ristorante di successo c’è una visione precisa, ma dietro Vesuvius c’è qualcosa di più: un sogno coltivato a lungo, tra Sant’Anastasia e le sponde del lago di Neuchâtel, che oggi prende forma in un progetto imprenditoriale dalla forte impronta identitaria. A raccontarlo è Gianluca Pellegrino, mente e cuore di Vesuvius, che in questa intervista ripercorre le tappe di un percorso iniziato con la passione per la pizza e maturato in dieci anni di esperienze in Svizzera. Non solo ristorazione, ma un’idea di accoglienza che mette al centro autenticità, qualità e atmosfera. Due sedi, due anime, una più urbana, l’altra immersa nella natura, e un’unica filosofia: offrire un’esperienza che racconti il Sud con autenticità e personalità. Dalle pizze simboliche ai piatti iconici, fino al ruolo fondamentale della moglie Melissa e all’amicizia con Giuseppe Folgore, maestro pizzaiolo e figura chiave del progetto, Pellegrino ci accompagna in un viaggio fatto di passione, visione imprenditoriale e radici che non si dimenticano. Come nasce l’identità di Vesuvius? “L’identità di Vesuvius nasce dalla mia passione per la pizza. Dopo dieci anni in Svizzera, mi sono reso conto che spesso era trattata in modo poco autentico, così ho voluto creare un concetto attorno a questo iconico piatto, integrandolo con una ristorazione diversa, più curata e pensata. Non una semplice pizzeria, ma un locale con una filosofia differente, con un prodotto autentico e un’identità ben definita”. Qual è la filosofia che contraddistingue questo progetto? “La filosofia di Vesuvius ruota attorno all’autenticità: nella scelta dei prodotti, nella vicinanza al cliente, nell’esperienza che vogliamo offrire. Non si tratta solo di venire a mangiare una pizza, ma vivere un momento completo, fatto anche di atmosfera, musica, relazioni umane. Nella zona geografica in cui ci troviamo, Vesuvius si distingue perché seleziona la clientela, ma senza etichette. Il cliente ci sceglie perché percepisce una proposta diversa, sia nel servizio sia nel prodotto”. È un sogno realizzato, passare da Sant’Anastasia al successo in Svizzera? “Sì, assolutamente. È un sogno realizzato, un cerchio che si chiude. Quando sono arrivato in Svizzera dieci anni fa non avrei mai immaginato di poter costruire qualcosa di simile. Il progetto è nato idealmente già nel 2019, con l’immaginazione di come sarebbe stato il mio locale. Prima di arrivare all’attuale Vesuvius, ho attraversato varie fasi concettuali, inclusa un’idea iniziale di locale moderno stile tech-house. Poi ho deciso di rischiare, di scommettere su un’idea autentica, senza storico né visibilità. E ha funzionato. Dopo dieci anni, posso dire che il sogno si è concretizzato”. Perché la scelta di aprire all’interno di un casinò e vicino al lago? “Il casinò è stato un luogo simbolico per me. Quando arrivai in Svizzera nel 2014, ero un po’ stanco della ristorazione. Avendo anche esperienze in ambito amministrativo e risorse umane, inizialmente cercavo qualcosa di diverso. Appena arrivato, andai a visitare l’unico casinò della zona e appena vidi il ristorante interno dissi: “Voglio lavorare qui”. Mi candidai 13 volte prima di essere assunto. Alla quattordicesima, mi chiamarono. Iniziai come commis di sala, poi diventai responsabile F&B. Lì ho lavorato per quattro anni. Aprire un ristorante dentro quel casinò è stato chiudere un cerchio. Anche la scelta della posizione vicino al lago è stata strategica in quanto il casinò offre grande visibilità ed è l’unico del Cantone di Neuchâtel”. Che differenza c’è tra i due locali, Neuchâtel e Praz? “A Praz c’è un’atmosfera più da paesino, dove ci si sposta appositamente per raggiungere il ristorante. È in una zona molto turistica della Svizzera francese, immersa in un contesto naturale mozzafiato. Lì abbiamo costruito tutto da zero, con vista sul lago e sulle isole. Neuchâtel, invece, ha un’impostazione più urbana, più “jet set”. Se a Praz cerchi una cena rilassante, a Neuchâtel vivi un’esperienza più vivace, con musica e un’atmosfera più dinamica”. In cosa si somigliano i due locali? “Si somigliano nella filosofia, nella qualità del prodotto e del servizio, i nostri clienti riconoscono una propria autenticità ad entrambi i locali”. La proposta gastronomica è la stessa nei due locali di Neuchâtel e Praz, oppure ci sono delle differenze? “No, le carte non sono identiche. Ovviamente ci sono alcuni elementi comuni, piatti che proponiamo in entrambe le sedi, ma ogni locale ha una sua identità anche nel menu. Ad esempio, a Praz serviamo anche la pizza fritta, quella tradizionale napoletana, che invece a Neuchâtel non è presente”. Qual è la pizza che meglio rappresenta il locale di Neuchâtel? “La pizza più rappresentativa, nonché la più richiesta dai nostri clienti, è senza dubbio la Fuori Norma 2.0. È diventata un simbolo del nostro menu grazie alla sua combinazione di sapori decisi, ma armoniosi. La base è una crema di pomodorini che dona dolcezza e freschezza, arricchita da melanzane a funghetto, preparate secondo la tradizione napoletana. A completare il tutto, una generosa burrata che aggiunge morbidezza e una grattugiata finale di caprino che conferisce carattere al piatto. È una pizza che racconta perfettamente la nostra filosofia: creatività, rispetto per la tradizione e grande attenzione alla qualità degli ingredienti.” E a Praz invece? “A Praz l’icona è la Spaccanapoli, una pizza che è diventata un simbolo del nostro menu. Abbiamo preso ispirazione dalla celebre foto aerea del quartiere Spaccanapoli a Napoli, quella che divide idealmente la città in due. Abbiamo cercato di riprodurla sulla pizza: la strada centrale rappresentata con pomodorini, un lato con salsiccia e melanzane a funghetto, e l’altro con provola e prosciutto cotto”. Per quanto riguarda la cucina, c’è un piatto iconico per ciascuna delle due sedi? “Sì, ci sono piatti che hanno avuto tale successo da essere quasi messi a riposo, tanto erano richiesti. A Praz, ad esempio, uno dei più iconici è stato lo Spaghetto aglio, olio e peperoncino, rivisitato con una crema d’aglio e una spolverata di tarallo napoletano sbriciolato: un piatto semplice, ma dal forte impatto. A Neuchâtel, invece, uno dei piatti simbolo è sicuramente la Fettuccina con pesto Vesuvius, tartare di gamberi, zest di limone e stracciata: un incontro raffinato tra mare e terra, molto amato dai nostri clienti. Ci